mercoledì 27 gennaio 2010

27 GENNAIO, GIORNATA DELLA MEMORIA

L’intervento di Samuele Mascarin, Consigliere comunale di Sinistra Unita, alla celebrazione della Giornata della Memoria svoltasi questa mattina presso la Sala Verdi del Teatro della Fortuna di Fano.

Parlare della Shoah non è facile, nella misura in cui anche solo trovare le parole che possano descrivere e contenere l’incommensurabile orrore di Auschwitz, Treblinka, Sobibor, e in generale del sistema concentrazionario nazista, è quasi impossibile.

In questo senso è sempre incombente il rischio di affrontare la Shoah e la sua memoria in termini puramente emotivi, sacrificando quindi la lucidità necessaria invece a cogliere la reale portata di quegli eventi in tutta la loro complessità e in tutta la loro drammaticità.

Invece ci vuole lucidità, tanta, per cogliere quanto razionale – e quindi, paradossalmente, umana – fu la macchina dello sterminio e la logica, anche politica, che ne fu necessario presupposto e fece si che oltre agli ebrei fossero inghiotti nell’orrore dei campi di concentramento e di sterminio anche rom, omosessuali, Testimoni di Geova, disabili, antifascisti, minoranze etniche.

Al tempo stesso è indispensabile cogliere la complessità della Shoah nei termini precisi della SUA bestiale realizzazione, avendo la consapevolezza che essa fu possibile nelle sue forme e nelle sue dimensioni nella misura in cui essa - oltre ad essere un progetto scientificamente pianificato dal punto di vista organizzativo e ideologico da un governo, quello della Germania nazista – vide la collaborazione convinta e attiva di tante e di tanti, non solo in Germania ma in tutta Europa.

Paesi Baltici, Ucraina, Polonia, Croazia, Romania, Ungheria, Francia, Belgio, Olanda, Italia… furono milioni e milioni le persone diedero il proprio contributo al dispiegarsi della macchina dello sterminio.

Ben prima della Shoah le leggi razziali in Italia furono introdotte non da governanti nazisti, ma italiani.

A spogliare le case del Ghetto di Roma dopo il rastrellamento degli ebrei non furono nazisti, ma italiani.

Ad arrestare e caricare sui vagoni piombati per Auschwitz Primo Levi non furono nazisti, ma italiani.

E’ bene ricordare tutto questo, come è bene ricordare che tanti, tantissimi in Italia e in Europa si opposero a tutto questo, nascondendo e proteggendo i propri vicini di casa o compagni di scuola, disobbedendo agli ordini e alle minacce, sabotando, informando, spesso combattendo con le armi, a volte preferendo condividere le stesse sofferenze delle vittime piuttosto che schierarsi, anche solo con il silenzio, dalla parte dei carnefici.

La Shoah è stato anche questo, sono anche stati i cosiddetti “giusti”, troppo spesso dimenticati anche quando legati alla nostra storia piu’ di quanto noi stessi immaginiamo: basti pensare all’Hachsharà di Fano e ai 150 sopravvissuti ebrei che la nostra comunità ha accolto e aiutato nell’immediato dopoguerra.

Per questo mi pare giusto ringraziare le scuole, agli studenti e agli insegnanti che da anni investono sui progetti di memoria storica, rendendo giornate come queste non mera celebrazione ma – fortunatamente - esercizio di memoria viva e di impegno civile.