martedì 27 marzo 2012

INTERPELLANZA RELATIVA A RIDUZIONE SERVIZI PUBBLICI DI TRASPORTO

Il sottoscritto Samuele Mascarin in qualità di consigliere comunale, sollecita il seguente chiarimento.

Premesso che
- a partire da Domenica 11 Marzo 2012, in virtù della riorganizzazione delle linee di trasporto pubblico predisposta da Adriabus, nei giorni festivi sono state fortemente ridotte le linee Fano/Calcinelli, Fano/Marotta e Fano/Pesaro mentre risultano ad oggi sospese la linea 2, la linea 3, la linea 4, la linea 8 e la linea di collegamento con il Cimitero Ulivo;

Considerato che
- nell’attuale contesto di crisi economica e occupazionale pare che all’aumentare delle tasse e delle imposte corrisponda una speculare diminuzione dei servizi pubblici;

Chiede di sapere
- se e quando la riorganizzazione delle linee di trasporto pubblico predisposta da Adriabus, oggettivamente penalizzante per l’utenza fanese, sia stata comunicata al Comune di Fano;
- se è intenzione del Comune di Fano sollecitare Adriabus affinché siano ripristinate le linee nella loro consueta articolazione, considerato anche l’avvicinarsi della stagione turistica e delle ulteriori esigenze di trasporto ad essa connesse.

Samuele Mascarin Consigliere comunale di Sinistra Unita

mercoledì 14 marzo 2012

ORDINE DEL GIORNO URGENTE PER LA DIFESA DELL’ART.18 DELLO STATUTO DEI DIRITTI DEI LAVORATORI

Il Consiglio comunale di Fano

Preso atto

- del dibattito in corso a livello nazionale sul tema della c.d. flessibilità in uscita e, più in particolare, sul tema delle modifiche che sarebbero da apportare all’articolo 18, legge n. 300 del 1970 (Statuto dei diritti dei Lavoratori) circoscrivendone gli effetti e/o limitandone il campo d’applicazione;
- che provvedimenti di questa natura sono oggi allo studio del Governo, nell’ambito di una riforma del mercato del lavoro predisposta con la finalità di ridurre il dualismo del mercato del lavoro e favorire l’occupazione delle fasce più deboli della popolazione, e in particolare dei giovani;
- della grande confusione e dei numerosi equivoci che sono stati ingenerati nell’opinione pubblica da una comunicazione giornalistica e politica, talvolta eccessivamente semplificatoria e spesso del tutto errata, in riferimento alla struttura e alla funzione dell’art. 18 St. lav.,;
- della prospettata connessione, da parte del Governo, tra revisione dell’art. 18 e coeva riforma degli ammortizzatori sociali indirizzata a una generalizzazione e universalizzazione di questi ultimi;

considerato

- che l’art. 18, diversamente da ciò che si dice o si lascia intendere, non impedisce affatto il licenziamento individuale, ma si limita a prevederne l’inefficacia (ossia l’inidoneità a rompere il contratto di lavoro) ove detto licenziamento sia privo di una giusta causa o di un giustificato motivo soggettivo (e cioè attinente alla condotta del lavoratore) o oggettivo (e cioè attinente alla gestione dell’impresa da parte del datore di lavoro);
- che la conseguenza prevista dall’art,. 18 per i casi di licenziamento illegittimo, è la reintegrazione del lavoratore illegittimamente licenziato nel proprio posto di lavoro;
- che tale “restituito in integrum” è il più antico ed efficace rimedio contro gli abusi;
- che la possibilità per il giudice di reintegrare un lavoratore illegittimamente licenziato non rappresenta affatto un unicum italiano, essendo prevista negli ordinamenti di altri 14 paesi dell’Unione Europea su un totale di 27, come peraltro conferma l’indice di rigidità del mercato del lavoro attribuito all’Italia nelle tabelle statistico comparative dell’OCSE, laddove il nostro Paese occupa la zona mediana della classifica, insieme a paesi come la Germania e la Francia;
- che tale forma di tutela non esplica effetti soltanto al momento dell’eventuale licenziamento ma anche e soprattutto nel corso dell’intero rapporto di lavoro, essendo precondizione del concreto esercizio, da parte dei lavoratori, di ogni altro fondamentale diritto (sindacale, retributivo, alla professionalità, alla salute e sicurezza sul lavoro ecc.), il cui formale riconoscimento sarebbe in concreto vanificato, ove il datore di lavoro avesse la possibilità di licenziare accampando motivazioni non suscettibili di controllo da parte del giudice;
- che il principio di giustificatezza di ogni licenziamento è oggi previsto non solo dalla normativa nazionale (legge n. 604/1966) ma anche da norme di diritto internazionale (Convenzione OIL n. 158/82) e dell’Unione europea (Art. 30 della Carta di Nizza);
- che le tutele nel rapporto di lavoro e le tutele nel mercato del lavoro sono certo intrecciate, ma assolvono funzioni diverse e coinvolgono soggetti e responsabilità diverse, essendo le une prioritariamente orientate a riequilibrare un rapporto a naturale vocazione asimmetrica, le altre funzionali ad assicurare lavoratrici e lavoratori contro i rischi connessi alla perdita del lavoro;
- che vi è senz’altro connessione tra la materia degli ammortizzatori sociali e il tema dei licenziamenti e, più in generale, della perdita del lavoro, purché si discuta di licenziamenti legittimi, ossia provvisti di una adeguata motivazione, i quali sono peraltro sempre più ricorrenti in ragione dell’aggravarsi della crisi economica, e non di licenziamenti abusivi i quali diventerebbero leciti grazie alla previsione di forme di sostegno al reddito universali, il che sarebbe invece un assurdo;
- il quadro attuale del mercato del lavoro italiano, caratterizzato da altri tassi di disoccupazione giovanile e femminile, precarietà diffusa, pressoché totale assenza di diritti e di ammortizzatori sociali per milioni di lavoratori non tutelati dagli strumenti a disposizione dei lavoratori subordinati con contratto a tempo indeterminato;
- la situazione di enorme difficoltà vissuta dalle imprese e dagli artigiani, che sono molto più interessati a ottenere accesso al credito e minore burocrazia piuttosto che la libertà indiscriminata di licenziare;

ritiene

- che in tale contesto l’eliminazione dell’art. 18 per tutti o per alcune categorie di lavoratori, in particolare i neoassunti, diminuirebbe il potere contrattuale dei lavoratori a causa della cancellazione delle tutele previste per i licenziamenti illegittimi e creerebbe una inaccettabile discriminazione tra lavoratori;
- che l’articolo 18 non costituisca affatto un freno agli investimenti o alla crescita dimensionale delle imprese;
- che il Governo debba concentrarsi sull’estensione delle tutele a quelle categorie di lavoratori che ne sono oggi prive anziché dare il via libera alla libertà di licenziamento;

chiede al Governo

- di non procedere alla modifica dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, se non, eventualmente, nei termini di una limitazione delle poste risarcitorie cui sono oggi esposte le imprese, intervenendo esclusivamente sulla durata dei processi in materia di licenziamento, e valutando, al contempo, la concreta possibilità di una estensione dell’art. 18 St. lav. alle imprese sotto i 16 addetti, questa sì idonea a ridurre un dualismo non più ragionevole ;

- di attuare provvedimenti che comportino l’estensione dei diritti a quelle forme di impiego che attualmente ne sono sprovviste e l’assegnazione di nuove ingenti risorse per gli ammortizzatori sociali, indispensabili ad una loro generalizzazione e universalizzazione;

impegna

- la Presidenza del Consiglio Comunale ad inviare questo documento al Governo e al Presidente della Repubblica


Fano, 12 marzo 2012

Samuele Mascarin Consigliere comunale di Sinistra Unita

giovedì 1 marzo 2012

MASCARIN (SINISTRA UNITA): SI ALLA CITTADINANZA ONORARIA AI BAMBINI DI ORIGINE STRANIERA

Sorprende quante critiche, distinguo e puntualizzazioni abbia suscitato la proposta rivolta dall’Assessore provinciale Seri al Comune di Fano di riconoscere la cittadinanza onoraria ai bambini di origine straniera nati nella nostra città.
Colpisce non tanto la ridicola alzata di scudi di chi di solito non si considera cittadino dell’Italia ma della Padania, quanto piuttosto la malcelata sufficienza di chi oggi governa la città: a chi infatti obietta che la cittadinanza va preceduta dall’integrazione va forse ricordato che l'eguaglianza dei diritti è la condizione essenziale per l'integrazione. E’ partendo da questa premessa che oggi la riforma del diritto di cittadinanza si presenta non solo come un atto di giustizia (gli immigrati sono ormai una componente importante della società italiana, una risorsa decisiva per interi settori produttivi e sostegno essenziale del nostro sistema previdenziale e di welfare), ma anche come una oggettiva necessità. Ben venga quindi ogni iniziativa - anche simbolica - che, come auspicato dallo stesso Presidente della Repubblica, vada in questa direzione.
E’ ora di rompere il muro dell’ipocrisia e anche di dire basta alla cattiva politica: chi ha il ruolo e la funzione di orientare il senso comune non deve assecondare pregiudizi e speculare sulle paure, ma interpretare e guidare i cambiamenti già in atto.