L’intervento di Samuele Mascarin, Consigliere comunale di Sinistra Unita, alla celebrazione della Giornata della Memoria svoltasi questa mattina presso
Parlare della Shoah non è facile, nella misura in cui anche solo trovare le parole che possano descrivere e contenere l’incommensurabile orrore di Auschwitz, Treblinka, Sobibor, e in generale del sistema concentrazionario nazista, è quasi impossibile.
In questo senso è sempre incombente il rischio di affrontare
Invece ci vuole lucidità, tanta, per cogliere quanto razionale – e quindi, paradossalmente, umana – fu la macchina dello sterminio e la logica, anche politica, che ne fu necessario presupposto e fece si che oltre agli ebrei fossero inghiotti nell’orrore dei campi di concentramento e di sterminio anche rom, omosessuali, Testimoni di Geova, disabili, antifascisti, minoranze etniche.
Al tempo stesso è indispensabile cogliere la complessità della Shoah nei termini precisi della SUA bestiale realizzazione, avendo la consapevolezza che essa fu possibile nelle sue forme e nelle sue dimensioni nella misura in cui essa - oltre ad essere un progetto scientificamente pianificato dal punto di vista organizzativo e ideologico da un governo, quello della Germania nazista – vide la collaborazione convinta e attiva di tante e di tanti, non solo in Germania ma in tutta Europa.
Paesi Baltici, Ucraina, Polonia, Croazia, Romania, Ungheria, Francia, Belgio, Olanda, Italia… furono milioni e milioni le persone diedero il proprio contributo al dispiegarsi della macchina dello sterminio.
Ben prima della Shoah le leggi razziali in Italia furono introdotte non da governanti nazisti, ma italiani.
A spogliare le case del Ghetto di Roma dopo il rastrellamento degli ebrei non furono nazisti, ma italiani.
Ad arrestare e caricare sui vagoni piombati per Auschwitz Primo Levi non furono nazisti, ma italiani.
E’ bene ricordare tutto questo, come è bene ricordare che tanti, tantissimi in Italia e in Europa si opposero a tutto questo, nascondendo e proteggendo i propri vicini di casa o compagni di scuola, disobbedendo agli ordini e alle minacce, sabotando, informando, spesso combattendo con le armi, a volte preferendo condividere le stesse sofferenze delle vittime piuttosto che schierarsi, anche solo con il silenzio, dalla parte dei carnefici.
Per questo mi pare giusto ringraziare le scuole, agli studenti e agli insegnanti che da anni investono sui progetti di memoria storica, rendendo giornate come queste non mera celebrazione ma – fortunatamente - esercizio di memoria viva e di impegno civile.